È MORTO VERDI
On ne chinane pas le genie.
Quest’oggi il sol non splende. Oh com’è smorto!
E gelida la terra, è triste il cielo
come il cor d’un poeta, ond’io lo guardo
attonito e dubbioso, e invan sospiro.
Par che lo spettro de la Morte aleggi
su tutto il mondo che del sol privato
d’una immensa necropoli ha l’aspetto
silenziosa, in mezzo a una foresta.
Ogni viso par tetro, in tutti gli occhi
vi si scorge una lacrima. Il dolore
tutti opprime come incubo. Davvero
dunque il ciel si oscurò quando sedgnoso
si rassegnò a morir su la sua croce
fra i chachinni del volgo il Nazareno,
se piange il mondo, e si sconvolge, e invaso
da indicibile orror, vede sparire,
come caduche stelle, ad uno ad uno
i suoi Genii immortali? Oggi un celeste
Nume è passato! Ei ne la fredda, fossa
scenderà pure, il sonno estremo, eterno,
il sacro sonno Ei dormirà dei giusti.
E gelida la terra, è triste il cielo
come il cor d’un poeta, ond’io lo guardo
attonito e dubbioso, e invan sospiro.
Par che lo spettro de la Morte aleggi
su tutto il mondo che del sol privato
d’una immensa necropoli ha l’aspetto
silenziosa, in mezzo a una foresta.
Ogni viso par tetro, in tutti gli occhi
vi si scorge una lacrima. Il dolore
tutti opprime come incubo. Davvero
dunque il ciel si oscurò quando sedgnoso
si rassegnò a morir su la sua croce
fra i chachinni del volgo il Nazareno,
se piange il mondo, e si sconvolge, e invaso
da indicibile orror, vede sparire,
come caduche stelle, ad uno ad uno
i suoi Genii immortali? Oggi un celeste
Nume è passato! Ei ne la fredda, fossa
scenderà pure, il sonno estremo, eterno,
il sacro sonno Ei dormirà dei giusti.
Ma il divino suo spirto onnipotente,
che tante alme conquise, e tanti cuori
soggiogò – novo Pan che il mondo stringe –
si aggirerà fra la progenie umana
finchè altari avrà l’Arte e culto il bello.
che tante alme conquise, e tanti cuori
soggiogò – novo Pan che il mondo stringe –
si aggirerà fra la progenie umana
finchè altari avrà l’Arte e culto il bello.
È morto, è morto Verdi! Udite, udite,
è morto de la Musica il Signore.
È morto il Grande, che il dolor, la gioja,
l’ira, la gelosia, l’amor, la speme,
di note arcane rivestì, strappando
lacrime e gridi d’ebrietà a la folla.
è morto de la Musica il Signore.
È morto il Grande, che il dolor, la gioja,
l’ira, la gelosia, l’amor, la speme,
di note arcane rivestì, strappando
lacrime e gridi d’ebrietà a la folla.
Ma perché io deggio la novella orrenda
darvi che il Cigno di Busseto è morto,
se la Natura desolata piange
come una sposa del suo sposo orbata?
darvi che il Cigno di Busseto è morto,
se la Natura desolata piange
come una sposa del suo sposo orbata?
Quest’oggi il sol non splende! Oh, com’è smorto!
Com’è fredda la terra e fosco il cielo!
Com’è fredda la terra e fosco il cielo!
È morto, è morto Verdi! Udite, udite,
e il sol, la terra, il ciel, tutto oggi è triste
come l’annunzio d’un affanno ignoto,
come del nembo l’appressarsi, Udite:
L’ombra severa del gran Morto passa
rifulgente di gloria in mezzo a noi.
La scintilla del genio ha nei profondi
occhi, e il bel fronte è luminoso come
vivida face ne la notte oscura.
Noi la vediamo, e ci prostriam perplessi
onde l’ultimo val gementi darle.
Noi la vediamo. Un suon celestiale
la segue. Pare un Angelo splendente
che ascenda al Ciel fra un’armonia di baci
e di canti e di flebili concenti.
È morto, è morto Verdi! Udite, udite:
già spunta omai de l’avvenire il Sole,
cadono infranti i troni, e diventati
pavidi i re, preparansi a morire.
e il sol, la terra, il ciel, tutto oggi è triste
come l’annunzio d’un affanno ignoto,
come del nembo l’appressarsi, Udite:
L’ombra severa del gran Morto passa
rifulgente di gloria in mezzo a noi.
La scintilla del genio ha nei profondi
occhi, e il bel fronte è luminoso come
vivida face ne la notte oscura.
Noi la vediamo, e ci prostriam perplessi
onde l’ultimo val gementi darle.
Noi la vediamo. Un suon celestiale
la segue. Pare un Angelo splendente
che ascenda al Ciel fra un’armonia di baci
e di canti e di flebili concenti.
È morto, è morto Verdi! Udite, udite:
già spunta omai de l’avvenire il Sole,
cadono infranti i troni, e diventati
pavidi i re, preparansi a morire.
L’orrida scena del passato crolla,
tutto rovina, e, libertà cercando,
de la Giustizia aspettano il desiato
giorno gli oppressi. Non allora i regi
saran gl’Idoli nostri e i nostri Santi:
Noi li avremo atterrati. Allor soltanto
al divo Genio innalzeremo i tempii,
al Genio creator che il cor ne allieta,
che ardir c’infonde e ogni mister ci svela,
e, Nume eterno, i secoli sorvola.
tutto rovina, e, libertà cercando,
de la Giustizia aspettano il desiato
giorno gli oppressi. Non allora i regi
saran gl’Idoli nostri e i nostri Santi:
Noi li avremo atterrati. Allor soltanto
al divo Genio innalzeremo i tempii,
al Genio creator che il cor ne allieta,
che ardir c’infonde e ogni mister ci svela,
e, Nume eterno, i secoli sorvola.
È morto Verdi! L’immortal suo nome
non è morto però, né la divina
musica sua. Mentre corroso il mondo
decrepito si sfascia, il Genio, invitto,
ribelle come Satana, rimane,
e il mutar sfida de le cose e il tempo.
non è morto però, né la divina
musica sua. Mentre corroso il mondo
decrepito si sfascia, il Genio, invitto,
ribelle come Satana, rimane,
e il mutar sfida de le cose e il tempo.
E al par del tempo imperituro è Verdi:
gl’innalzeranno i posteri gli altari,
Lo adoreran come oggi Iddio si adora.[28]
gl’innalzeranno i posteri gli altari,
Lo adoreran come oggi Iddio si adora.[28]
28 Questi versi sciolti furono da me scritti la sera stessa in cui i giornali diedero la triste e dolorosa notizia della morte del grande Maestro. Pochi giorni dopo, ad una rappresentazione datasi al Manhattan Lyceum, 66-68 E. 4 St., essi furono splendidamente recitati fra i più vivi e fragorosi applausi, dalla signorina Esterina Cunico, un’interpetra volenterosa, appassionata e intelligentissima di molti miei lavori poetici. ↩