PORTAMI VIA...
O beata solitudine!
Treno che corri come freccia alata[31]
e per valli serpeggi e per colline,
per pochi giorni tu concedi alfine
un po’ di requie a l’anima agitata.
e per valli serpeggi e per colline,
per pochi giorni tu concedi alfine
un po’ di requie a l’anima agitata.
Te ne ringrazio, oh sì, portami via,
dove il rumore io possa obliar del mondo,
dove possa il mio cor, terso e giocondo,
schiudersi a la speranza e a l’allegria.
dove il rumore io possa obliar del mondo,
dove possa il mio cor, terso e giocondo,
schiudersi a la speranza e a l’allegria.
Portami via. Mi son troppo annoiato
di tutto ciò che vedo a me d’in torno;
sono insonne ogni notte ed, ah! di giorno
mi sento stanco, debole, ammalato.
di tutto ciò che vedo a me d’in torno;
sono insonne ogni notte ed, ah! di giorno
mi sento stanco, debole, ammalato.
Portami via. Raccoglierò dei fiori,
come solevo quando ero bambino,
e seduto su l’erba d’un giardino
ragionerò dei miei passati amori
come solevo quando ero bambino,
e seduto su l’erba d’un giardino
ragionerò dei miei passati amori
Portami via. Molto ho lottato invano,
molto ho sofferto ed ho sperato e ho pianto;
ma ora son stanco e il mio spirito è affranto.
Treno che corri, portami lontano.
molto ho sofferto ed ho sperato e ho pianto;
ma ora son stanco e il mio spirito è affranto.
Treno che corri, portami lontano.
Che la voce degli uomini io non senta....
Tutto m’è in uggia e ogni piacer mi annoia.
Solitudine cara, unica gioia,
deh, lenisci tu il duol che mi tormenta!
Tutto m’è in uggia e ogni piacer mi annoia.
Solitudine cara, unica gioia,
deh, lenisci tu il duol che mi tormenta!
Treno che corri, fumido e veloce,
no, non fermarti ancor, portami via!
Ne la città la vita è un’agonia,
nulla più del rumor, nulla è più atroce!
no, non fermarti ancor, portami via!
Ne la città la vita è un’agonia,
nulla più del rumor, nulla è più atroce!
E se sorrido con gli amici e parlo,
se scrivo rime lepide e gioconde,
nessun lo strazio sa che in cor s’asconde,
nessuno del cor mio conosce il tarlo.
se scrivo rime lepide e gioconde,
nessun lo strazio sa che in cor s’asconde,
nessuno del cor mio conosce il tarlo.
Ma accanto al mare immenso e sconfinato
mi sentirò alfin libero e felice....
e il cor, che soffre e sanguina, mi dice
che alfine ei pur si sentirà sanato.
mi sentirò alfin libero e felice....
e il cor, che soffre e sanguina, mi dice
che alfine ei pur si sentirà sanato.
O il mare, il mare! È da gran tempo ch’io
più non lo vedo! Ch’io riveda il mare!
Gli voglio il dolor mio tutto svelare,
ch’ei solo avrà pietà del dolor mio!
più non lo vedo! Ch’io riveda il mare!
Gli voglio il dolor mio tutto svelare,
ch’ei solo avrà pietà del dolor mio!
Ma corri, o treno, e portami lontano,
sotto un lembo purissimo di cielo....
Son avido di luce e pace anelo
chè sempre l’aspettai, ma invano, invano!
sotto un lembo purissimo di cielo....
Son avido di luce e pace anelo
chè sempre l’aspettai, ma invano, invano!
Si, corri, o treno, come nostro alato,
e per valli serpeggia e per colline,
per pochi giorni tu solleva alfine
questo seccato core esulcerato!
e per valli serpeggia e per colline,
per pochi giorni tu solleva alfine
questo seccato core esulcerato!
31 Scritta nel treno, da New York ad Asbury Park, N. J. ↩