QUARESIMALE
Grasso e paffuto come Don Abbondio
predica dal suo pulpito il rettore
de la Chiesa del Carmine:
“Popolo peccatore,
in tempo di Quaresima bisogna
sacrarsi corpo ed anima al Signore....
Ognun de le sue colpe abbia vergogna,
e se ne penta, e vada a dirle subito
a un santo confessore....
Il Ministro di Dio può i tristi assolvere,
ei sa additar la via che al bene adduce,
e sa ai ciechi mostrar la Vera Luce”.
“Queste parole di colore oscuro,
dette con grave e cavernosa voce,
fanno i quadri tremare appesi al muro
del tempio, triste come un camposanto
Tutti si fanno il segno della croce
i fedeli, e si mettono a pregare,
mentre scoppiano in pianto
e si battono il petto le beghine,
che sembran tante mummie alessandrine.
Ma il rettore continua il suo sermone:
“Se dal supplizio eterno
vi volete salvar, se non volete
soffrir le crude pene de l’Inferno,
a. Dio donate tuttocciò che avete,
quello che è a voi più caro,
senza dimenticar che anche la Chiesa
ha bisogno di ajuto e di denaro.
E dovete astenervi in questi giorni
di mangiar carne e anche di bever vino;
dovete confessarvi ogni Domenica,
non andare né ai balli, né ai teatri,
e digiunar di Venerdi e di Sabato,
senza imprecar giammai contro il destino
Solo così l’assoluzione avrete
d’ogni vostro peccato,
e perfetti cattolici sarete.
Che se vi basterà poi la costanza
di leggere Il Tartufo ogni mattino,
che fra tutti i giornali è il più cretino,
facendogli buon viso,
dandolo ai vostri amici e ai vostri figli
e in pratica mettendo i suoi consigli,
potete star sicuri
che andrete dritti dritti in Paradiso,”
Qui fa punto il rettore, e dal suo pergamo
scende lieto, contento e sodisfatto,
convinto d’aver fatto
un dotto panegirico.
Intanto i suoi fedeli parrocchiani,
le beghine e le vecchie zitellone,
gli baciano le mani,
lodando il suo bellissimo sermone.
Giulivo e sorridente
egli verso di tutti è complacente,
e più di Sant’Ambrogio egli è eloquente
se vede una fanciulla a lui daccanto
o qualche vedovella sconsolata,
che, struggendosi in pianto,
vorrebbe essere un poco confortata.
Però, fra tanto gaudio e tanta festa,
anche un altro pensier gli frulla in testa:
–Un tal chiasso mi secca –
pensa – l’ora del pranzo è già suonata:
la mia cara Perpetua
mi avrà già preparata
la solita bistecca....
In barba a la Quaresima,
voglio carne mangiar mattina e sera;
voglio godermi le più belle femine
e rivolgere a Dio questa preghiera:
“Come da tanti secoli, cammini
questo mondo tuttor, che è fatto apposta
per chi mentisce predicando frottole
con grande faccia tosta.
Come da tanti secoli, i cretini
ci siano sempre e mai sappiano il vero,
poichè se un di si accenderanno i lumi
in questo bujo, allora, addio mistero,
addio baracca, ove gl’ingenui portano
dei dollari sonanti
a le Madonne e ai Santi:
sfasciandosi per sempre andrà in frantumi!”
predica dal suo pulpito il rettore
de la Chiesa del Carmine:
“Popolo peccatore,
in tempo di Quaresima bisogna
sacrarsi corpo ed anima al Signore....
Ognun de le sue colpe abbia vergogna,
e se ne penta, e vada a dirle subito
a un santo confessore....
Il Ministro di Dio può i tristi assolvere,
ei sa additar la via che al bene adduce,
e sa ai ciechi mostrar la Vera Luce”.
“Queste parole di colore oscuro,
dette con grave e cavernosa voce,
fanno i quadri tremare appesi al muro
del tempio, triste come un camposanto
Tutti si fanno il segno della croce
i fedeli, e si mettono a pregare,
mentre scoppiano in pianto
e si battono il petto le beghine,
che sembran tante mummie alessandrine.
Ma il rettore continua il suo sermone:
“Se dal supplizio eterno
vi volete salvar, se non volete
soffrir le crude pene de l’Inferno,
a. Dio donate tuttocciò che avete,
quello che è a voi più caro,
senza dimenticar che anche la Chiesa
ha bisogno di ajuto e di denaro.
E dovete astenervi in questi giorni
di mangiar carne e anche di bever vino;
dovete confessarvi ogni Domenica,
non andare né ai balli, né ai teatri,
e digiunar di Venerdi e di Sabato,
senza imprecar giammai contro il destino
Solo così l’assoluzione avrete
d’ogni vostro peccato,
e perfetti cattolici sarete.
Che se vi basterà poi la costanza
di leggere Il Tartufo ogni mattino,
che fra tutti i giornali è il più cretino,
facendogli buon viso,
dandolo ai vostri amici e ai vostri figli
e in pratica mettendo i suoi consigli,
potete star sicuri
che andrete dritti dritti in Paradiso,”
Qui fa punto il rettore, e dal suo pergamo
scende lieto, contento e sodisfatto,
convinto d’aver fatto
un dotto panegirico.
Intanto i suoi fedeli parrocchiani,
le beghine e le vecchie zitellone,
gli baciano le mani,
lodando il suo bellissimo sermone.
Giulivo e sorridente
egli verso di tutti è complacente,
e più di Sant’Ambrogio egli è eloquente
se vede una fanciulla a lui daccanto
o qualche vedovella sconsolata,
che, struggendosi in pianto,
vorrebbe essere un poco confortata.
Però, fra tanto gaudio e tanta festa,
anche un altro pensier gli frulla in testa:
–Un tal chiasso mi secca –
pensa – l’ora del pranzo è già suonata:
la mia cara Perpetua
mi avrà già preparata
la solita bistecca....
In barba a la Quaresima,
voglio carne mangiar mattina e sera;
voglio godermi le più belle femine
e rivolgere a Dio questa preghiera:
“Come da tanti secoli, cammini
questo mondo tuttor, che è fatto apposta
per chi mentisce predicando frottole
con grande faccia tosta.
Come da tanti secoli, i cretini
ci siano sempre e mai sappiano il vero,
poichè se un di si accenderanno i lumi
in questo bujo, allora, addio mistero,
addio baracca, ove gl’ingenui portano
dei dollari sonanti
a le Madonne e ai Santi:
sfasciandosi per sempre andrà in frantumi!”