A DIOGENE CHE PRENDERÀ MOGLIE.
vuoi, quanto prima, diventar marito?
Dunque, anche tu, Diogene, hai capito
che non si può star soli in questo mondo?
l’hai tu anche scelta una fanciulla bruna.
Ma l’hai trovata forse entro la luna
la tua graziosa Ninfa sorridente?
ridevi come un monaco paolotto,
e quasi avessi vinto un terno al lotto,
cantavi pur non so qual ballatella.
me lo farai tu allora un bel sonetto?
Divampa una gran fiamma entro il mio petto,
che mi sale al cervello irrequieta...
potrò spegnerla presto, o amico mio,
se al par di te mi lancerò pur io
nel tempestoso mar del matrimonio.
se vuoi l’epitalamio, io tel farò.
Al suon d’un contrabasso e d’un trombone,
nel dì de le tue nozze io lo dirò.
mentre la sposa tua sorriderà.
Indi farà dei brindisi un cafone,
destando la più grande ilarità.
– Andiamo a letto – l’amor tuo dirà.
Bada allor di non fare una frittata,
come se ne fan tante a la tua età!
anni de la trascorsa gioventù,
dirò: Povero amico! È morto anch’egli,
chè ha preso moglie e nol vedrò mai più!
ho troppo alzato il gomito...
Forse tutto oblierai, non il tuo amico,
nè mai le nostre sbornie.
perennemente scapoli;
noi pure in avvenir seguiteremo
a fare il nostro comodo.
da Pasqualino Pettine[8]
prenderemo ogni tanto una sbornietta,
in barba ai moralissimi.
non curviamo a le femine;
se abbiam dei soldi in tasca e l’epa piena,
non facciam tanti scrupoli.
e ridiam del Decalogo:
e mangiamo e beviamo a crepapelle,
perchè non siamo ipocriti.
conoscerai gli spasimi.
Però... il supplizio tuo non sarà eterno,
perchè.... farai divorzio.
7 Sotto lo pseudonimo di Diogene, il grande filosofo greco vissuto 404-323 a.C., scriveva nella “Follia” e nella “Sedia Elettrica” altro ebdomadario che io diressi per due anni, l’avv. Angelo Mignone, di Brooklyn. Tale pseudonimo gli è rimasto com’è rimasto a me quello di “Riccardo Cordiferro” tanto che sono ben pochi quelli che conoscono il mio vero nome. Ma, per venire al grano, dirò che l’avv. Mignone – uomo colto, dotto, intelligentissimo – stava per perdere a un tratto tutta la sua cultura, sua dottrina e la sua intelligenza, poiché fu proprio a un punto di commettere la più grande corbelleria che si possa immaginare: stava cioè prendendo moglie. Fortunatamente, io feci a tempo a scrivere questi versi e il matrimonio andò in fumo, poichè la futura sposa di Diogene stimò meglio di diventar la moglie d’un barbitonsore, anzi che d’un letterato che le avrebbe probabilmente procurati un mondo di guai. Ma quando è decretato che un povero diavolo si deve perdere, non ci sono santi che lo salvino. E l’avv. Mignone, salvatosi, per puro miracolo, dalla trappola del matrimonio, cadde quasi subito in quella della politica. Da questa trappola, nessun 'anima pietosa ha potuto e ha saputo ancora strapparlo, sicchè gli amici lo hanno perduto lo stesso e a questa perdita si sono ormai rassegnati. ↩
8 Pasqualino Pettine è un cuoco valentissimo, un vero artefice della culinaria. In quell’epoca egli dirigeva a Spring Street, in New York, un Restaurant frequentato da tutta la “boheme” italo-newyorkese. ↩