SOGNO D’UN MATTINO D’INVERNO
Appena vidi il sole ne fui privo.
O Madonna gentil, che, frettolosa,
cammini per la via scura e silente,
mentre la neve, silenziosamente,
su ‘l tuo capo e i tuoi omeri si posa,
cammini per la via scura e silente,
mentre la neve, silenziosamente,
su ‘l tuo capo e i tuoi omeri si posa,
e ti tocca la chioma inanellata,
e ti circonda, come in un celeste
nimbo di gigli, e bacia la tua veste,
quasi tu fossi un Angelo o una Fata;
e ti circonda, come in un celeste
nimbo di gigli, e bacia la tua veste,
quasi tu fossi un Angelo o una Fata;
o Madonna gentil, che hai ne’ profondi
occhi sereni un fascino fatale,
e questa immensa poesia nivale
de la divina tua bellezza inondi:
occhi sereni un fascino fatale,
e questa immensa poesia nivale
de la divina tua bellezza inondi:
ecco, io ti seguo – e tu, dunque, non vedi
ch’io mi avvicino a te, mesto e tremante?
e sol questo vorrei: fervido amante,
l’orma baciar dei tuoi piccoli piedi;
ch’io mi avvicino a te, mesto e tremante?
e sol questo vorrei: fervido amante,
l’orma baciar dei tuoi piccoli piedi;
e ti vorrei portar fra le mie braccia,
come fantasma inosservato e lieve,
e stringerti al cor mio, mentre la neve
ti sfiora, al par d’un zefiro, la faccia.
come fantasma inosservato e lieve,
e stringerti al cor mio, mentre la neve
ti sfiora, al par d’un zefiro, la faccia.
Ecco, io ti seguo. E tu, dunque, non senti
il rombo del mio cor che batte forte?
Deh, aspetta almeno! Fa che la mia sorte
degna de l’amor tuo presto diventi!
il rombo del mio cor che batte forte?
Deh, aspetta almeno! Fa che la mia sorte
degna de l’amor tuo presto diventi!
E fa che covra questa neve, alfine,
candido drappo, il mio fosco passato.
Tu, dunque, non lo sai che ho il cor malato,
ancor trafitto da pungenti spine?
Vedi, io ti segno, Anch’io, come la neve,
vorrei sfiorarti dolcemente il crine:
come la neve, anch’io, le tue manine
vorrei baciar. Ma l’anima riceve
candido drappo, il mio fosco passato.
Tu, dunque, non lo sai che ho il cor malato,
ancor trafitto da pungenti spine?
Vedi, io ti segno, Anch’io, come la neve,
vorrei sfiorarti dolcemente il crine:
come la neve, anch’io, le tue manine
vorrei baciar. Ma l’anima riceve
tanta luce da te, tanta malia,
– mentre cammini frettolosa e altera –
che mi par proprio possederti intera,
quasi l’anima tua fosse la mia.
– mentre cammini frettolosa e altera –
che mi par proprio possederti intera,
quasi l’anima tua fosse la mia.
Ma, dimmi: non sei tu, forse, l’Eletta,
che sognai lungamente e attesi invano?
Non, forse, dimmi, giungi da lontano,
mentre l’Inconsapevole ti aspetta?
che sognai lungamente e attesi invano?
Non, forse, dimmi, giungi da lontano,
mentre l’Inconsapevole ti aspetta?
Vedi, io ti seguo. Dove vai? Sul core
ti scalderò le candide manine
intirizzite, così bianche e fine,
e che han nel cavo il segno d’un dolore
ti scalderò le candide manine
intirizzite, così bianche e fine,
e che han nel cavo il segno d’un dolore
ignoto, Ecco, io ti seguo. Ah, tu non sai
con qual violenza palpiti il mio core,
mentre ti seguo! È come il mio pallore
bianca la neve. E tu non mi dirai,
con qual violenza palpiti il mio core,
mentre ti seguo! È come il mio pallore
bianca la neve. E tu non mi dirai,
non mi dirai tu la parola amica
– la parola fatidica e sincera –
che rifiorir faccia una primavera
nova ne la mia vita, aulente e aprica?
– la parola fatidica e sincera –
che rifiorir faccia una primavera
nova ne la mia vita, aulente e aprica?
Io l’attendo da te quella parola
divina, lungamente desiata,
che mi sani la plaga esulcerata
del mio core: – l’attendo da te sola!
Da te, che, forse, giungi da lontano
per darmi, alfine, il bacio sospirato,
che donna alcuna non ancor mi ha dato,
e sognai lungo tempo e attesi invano;
divina, lungamente desiata,
che mi sani la plaga esulcerata
del mio core: – l’attendo da te sola!
Da te, che, forse, giungi da lontano
per darmi, alfine, il bacio sospirato,
che donna alcuna non ancor mi ha dato,
e sognai lungo tempo e attesi invano;
da te avrò l’ineffabile parola,
giacchè del mio pensier tu sei l’Eletta,
che, mentre il core trepido, ti aspetta,
arrivi. Da te sola, da se sola!
giacchè del mio pensier tu sei l’Eletta,
che, mentre il core trepido, ti aspetta,
arrivi. Da te sola, da se sola!
Ma ora odo una musica suadente...
Da dove viene questa melodia?...
Perchè tutta s’illumina la via,
e come il sole il tuo viso è lucente?
Da dove viene questa melodia?...
Perchè tutta s’illumina la via,
e come il sole il tuo viso è lucente?
Ma è sogno questo, è realtà, è visione?
Io non lo so! Deh, almen, dimmi chi sei!
Tu m’involi la vita, i pensier miei...
Da quale vieni mitica magione!...
Io non lo so! Deh, almen, dimmi chi sei!
Tu m’involi la vita, i pensier miei...
Da quale vieni mitica magione!...
Ahi, l’Incanto svanisce a l’improvviso!
Ahi! perchè ti dilegui ora d’un tratto!
Dimmi – e non mi lasciar – cosa ti ho fatto
che mi hai dato e or mi togli il Paradiso!
Ahi! perchè ti dilegui ora d’un tratto!
Dimmi – e non mi lasciar – cosa ti ho fatto
che mi hai dato e or mi togli il Paradiso!
Ma, ahimè, più non ti vedo! Ed è un lenzuolo
bianco la terra, ed io son del Dolore.
Ti do la vita, se mi dai l’Amore,
ti do la vita: non lasciarmi solo!
bianco la terra, ed io son del Dolore.
Ti do la vita, se mi dai l’Amore,
ti do la vita: non lasciarmi solo!
Io null’altro che amor, null’altro agogno!
E tu l’amor mi neghi e anche la vita!
Ma, ahimè, non ci sei più. Tu sei sparita!
Ho sognato! Ho sognato! È stato un sogno!...
E tu l’amor mi neghi e anche la vita!
Ma, ahimè, non ci sei più. Tu sei sparita!
Ho sognato! Ho sognato! È stato un sogno!...