LA META
Forse quegli occhi sovrumani apparai
come due fari a l’anima perduta,
io vedrò nell’oblio lento oscurarsi.
come due fari a l’anima perduta,
io vedrò nell’oblio lento oscurarsi.
Al par di Galileo lo sguardo osai
fissare al Sol, quasi una sfida a Dio.
e, fiero come Satana, gridai,
le mani alzando al cielo: Il mondo è mio!
fissare al Sol, quasi una sfida a Dio.
e, fiero come Satana, gridai,
le mani alzando al cielo: Il mondo è mio!
Così il fulgido Sole io salutai,
giunto a la meta del fatal disio,
e nel guardarlo mi sembrò che ormai
colmo fosse il mio cor di dolce oblio.
giunto a la meta del fatal disio,
e nel guardarlo mi sembrò che ormai
colmo fosse il mio cor di dolce oblio.
Ma ahimè! dal suo splendore abbagliato
è rimasto il mio sguardo e, ciechi gli occhi
al suol, pien di vergogna, ho già abbassato.
è rimasto il mio sguardo e, ciechi gli occhi
al suol, pien di vergogna, ho già abbassato.
Ora, i piè sanguinanti ed i ginocchi,
da l’alto monte me ne son tornato,
tra il sogghigno dei vili e degli sciocchi.
da l’alto monte me ne son tornato,
tra il sogghigno dei vili e degli sciocchi.