INNO AL FANGO
Sopra il fango che sale or non mi resta
Che gettare il mio sdegno in vane carte.
Che gettare il mio sdegno in vane carte.
Poiché l’ingegno, la virtù, l’onore,
la gloria e la beltà, son larve e fole,
poichè la santa Verità, l’amore,
la Libertà e la Fè sono parole;
la gloria e la beltà, son larve e fole,
poichè la santa Verità, l’amore,
la Libertà e la Fè sono parole;
poichè dinanzi al Dollaro s’inchina
(l’unico Dio del mondo) il mondo intero,
e si mettono tutti a la berlina
gli eroi de la Giustizia e del Pensiero;
(l’unico Dio del mondo) il mondo intero,
e si mettono tutti a la berlina
gli eroi de la Giustizia e del Pensiero;
poichè chi muore per un ideale
è ben presto obliato, e vive solo
chi si dedica tutto a far del male,
il bugiardo, l’ipocrita, il mariuolo;
è ben presto obliato, e vive solo
chi si dedica tutto a far del male,
il bugiardo, l’ipocrita, il mariuolo;
poichè una folla di serpenti abietti
s’è collegata contro i malaccorti;
poichè nel mondo non vi son più affetti
e ne li avelli non han pace i morti;
s’è collegata contro i malaccorti;
poichè nel mondo non vi son più affetti
e ne li avelli non han pace i morti;
poichè noi siam di fango e fango è tutto,
poichè il fango c’insozza e ci circonda,
e ve n’è molto e sempre e da per tutto:
dettami un inno al Fango, o Musa bionda!
poichè il fango c’insozza e ci circonda,
e ve n’è molto e sempre e da per tutto:
dettami un inno al Fango, o Musa bionda!
Ecco: io ritorno un’altra volta a ridere
de la viltà del mondo,
e sul mio volto pensieroso e pallido,
non leggerà nessuno il mio martirio,
il mio dolor profondo.
de la viltà del mondo,
e sul mio volto pensieroso e pallido,
non leggerà nessuno il mio martirio,
il mio dolor profondo.
Forse qualcun, vedendomi sorridere,
mi mostra a dito, e dice:
mi mostra a dito, e dice:
– Anche i dolori e le amarezze passano
come le gioje e i morti si dimenticano!
Quest’uomo è già felice! –
come le gioje e i morti si dimenticano!
Quest’uomo è già felice! –
Dica che vuole il mondo! In solitario
loco rinchiuso io vivo....
A me non giunge il suo rumor monotono...
Fra le mie carte, fra i miei libri, tacito,
io soffro, io piango e scrivo.
loco rinchiuso io vivo....
A me non giunge il suo rumor monotono...
Fra le mie carte, fra i miei libri, tacito,
io soffro, io piango e scrivo.
E gli occhi fisi su la dolce imagine
di Lei, che m’ha lasciato
solo e senza speranze in mezzo a gli uomini,
dai disinganni affranto e fatto scettico,
di tutto ormai seccato:
di Lei, che m’ha lasciato
solo e senza speranze in mezzo a gli uomini,
dai disinganni affranto e fatto scettico,
di tutto ormai seccato:
ogni tanto, a te, o figlia, o cara Emilia,
rivolgo il pensier mio!
a te, che chiusa ne l’orfanotrofio,
insegneran tante bugie le monache,
parlandoti di Dio...
rivolgo il pensier mio!
a te, che chiusa ne l’orfanotrofio,
insegneran tante bugie le monache,
parlandoti di Dio...
Ecco, Cantelmo mio, che il core hai nobile
e l’ingegno virile,
caro compagno dei miei di tristissimi,
dei quali, ahimè! quasi intravedo il termine,
amico mio gentile,
e l’ingegno virile,
caro compagno dei miei di tristissimi,
dei quali, ahimè! quasi intravedo il termine,
amico mio gentile,
ecco: io ritorno a corteggiar le femine
che mi parlan d’amore....
Ecco: io ritorno a motteggiar tra gli uomini,
portando in volto la gioconda maschera
e la morte nel core!
che mi parlan d’amore....
Ecco: io ritorno a motteggiar tra gli uomini,
portando in volto la gioconda maschera
e la morte nel core!