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Selections from the <em>Canzoniere</em>: RVF 127

Selections from the Canzoniere
RVF 127
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  1. About
  2. RVF 1
  3. RVF 2
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  5. RVF 4
  6. RVF 5
  7. RVF 6
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  9. RVF 12
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  33. RVF 136
  34. RVF 137
  35. RVF 138
  36. RVF 142
  37. RVF 150
  38. RVF 152
  39. RVF 164
  40. RVF 173
  41. RVF 195
  42. RVF 196
  43. RVF 197
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  45. RVF 228
  46. RVF 234
  47. RVF 246
  48. RVF 247
  49. RVF 248
  50. RVF 263
  51. RVF 264
  52. RVF 266
  53. RVF 267
  54. RVF 269
  55. RVF 270
  56. RVF 271
  57. RVF 273
  58. RVF 292
  59. RVF 299
  60. RVF 302
  61. RVF 311
  62. RVF 316
  63. RVF 323
  64. RVF 332
  65. RVF 333
  66. RVF 336
  67. RVF 337
  68. RVF 346
  69. RVF 355
  70. RVF 359
  71. RVF 360
  72. RVF 363
  73. RVF 365
  74. RVF 366

In quella parte dove Amor mi sprona

conven ch’io volga le dogliose rime,

che son seguaci de la mente afflicta.

Quai fien ultime, lasso, et qua’ fien prime?

Collui che del mio mal meco ragiona                        5

mi lascia in dubbio, sí confuso ditta.

Ma pur quanto l’istoria trovo scripta

in mezzo ’l cor (che sí spesso rincorro)

co la sua propria man de’ miei martiri,

dirò, perché i sospiri                                        10

parlando àn triegua, et al dolor soccorro.

Dico che, perch’io miri

mille cose diverse attento et fiso,

sol una donna veggio, e ’l suo bel viso.

Poi che la dispietata mia ventura                        15

m’à dilungato dal maggior mio bene,

noiosa, inexorabile et superba,

Amor col rimembrar sol mi mantene:

onde s’io veggio in giovenil figura

incominciarsi il mondo a vestir d’erba,                        20

parmi vedere in quella etate acerba

la bella giovenetta, ch’ora è donna;

poi che sormonta riscaldando il sole,

parmi qual esser sòle,

fiamma d’amor che ’n cor alto s’endonna;                25

ma quando il dí si dole

di lui che passo passo a dietro torni,

veggio lei giunta a’ suoi perfecti giorni.

In ramo fronde, over vïole in terra,

mirando a la stagion che ’l freddo perde,                30

et le stelle miglior’ acquistan forza,

ne gli occhi ò pur le vïolette e ’l verde

di ch’era nel principio de mia guerra

Amor armato, sí ch’anchor mi sforza,

et quella dolce leggiadretta scorza                        35

che ricopria le pargolette membra

dove oggi alberga l’anima gentile

ch’ogni altro piacer vile

sembiar mi fa: sí forte mi rimembra

del portamento humile                                        40

ch’allor fioriva, et poi crebbe anzi agli anni,

cagion sola et riposo de’ miei affanni.

Qualor tenera neve per li colli

dal sol percossa veggio di lontano,

come ’l sol neve, mi governa Amore,                        45

pensando nel bel viso piú che humano

che pò da lunge gli occhi miei far molli,

ma da presso gli abbaglia, et vince il core:

ove fra ’l biancho et l’aurëo colore,

sempre si mostra quel che mai non vide                50

occhio mortal, ch’io creda, altro che ’l mio;

et del caldo desio,

che, quando sospirando ella sorride,

m’infiamma sí che oblio

nïente aprezza, ma diventa eterno,                        55

né state il cangia, né lo spegne il verno.

Non vidi mai dopo nocturna pioggia

gir per l’aere sereno stelle erranti,

et fiammeggiar fra la rugiada e ’l gielo,

ch’i’ non avesse i begli occhi davanti                        60

ove la stancha mia vita s’appoggia,

quali io gli vidi a l’ombra di un bel velo;

et sí come di lor bellezze il cielo

splendea quel dí, così bagnati anchora

li veggio sfavillare, ond’io sempre ardo.                65

Se ’l sol levarsi sguardo,

sento il lume apparir che m’innamora;

se tramontarsi al tardo,

parmel veder quando si volge altrove

lassando tenebroso onde si move.                        70

Se mai candide rose con vermiglie

in vasel d’oro vider gli occhi miei

allor allor da vergine man colte,

veder pensaro il viso di colei

ch’avanza tutte l’altre meraviglie                        75

con tre belle excellentie in lui raccolte:

le bionde treccie sopra ’l collo sciolte,

ov’ogni lacte perderia sua prova,

e le guancie ch’adorna un dolce foco.

Ma pur che l’òra un poco                                80

fior’ bianchi et gialli per le piaggie mova,

torna a la mente il loco

e ’l primo dí ch’i’ vidi a l’aura sparsi

i capei d’oro, ond’io sí súbito arsi,

Ad una ad una annoverar le stelle,                        85

e ’n picciol vetro chiuder tutte l’acque,

forse credea, quando in sí poca carta

novo penser di ricontar mi nacque

in quante parti il fior de l’altre belle,

stando in se stessa, à la sua luce sparta                        90

a ciò che mai da lei non mi diparta:

né farò io; et se pur talor fuggo,

in cielo e’n terra m’ha rachiuso i passi,

perch’agli occhi miei lassi

sempre è presente, ond’io tutto mi struggo.                95

Et cosí meco stassi,

ch’altra non veggio mai, né veder bramo,

né ’l nome d’altra né sospir’ miei chiamo.

Ben sai, canzon, che quant’io parlo è nulla

al celato amoroso mio pensero,                                100

che dí et nocte ne la mente porto,

solo per cui conforto

in cosí lunga guerra ancho non pèro:

ché ben m’avria già morto

la lontananza del mio cor piangendo,                        105

ma quinci da la morte indugio prendo.

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This text is licensed under a CC BY-NC-ND 4.0 license.
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